“Sparagli Piero, sparagli ora”, da dove viene e qual è il testo del suono di TikTok
Su TikTok è diventata virale una canzone molto profonda. Se non conoscete dovete assolutamente leggere il testo di questo pezzo.
In particolare, questo suono si usa per palesare la nostra antipatica a qualcuno, infatti si usa sempre la parte che fa “Sparagli Piero, sparagli ora“. Tuttavia dietro questa canzone c’è una storia molto profonda.
La canzone, di Fabrizio De André, è ispirata a dei fatti avvenuti durante la seconda guerra mondiale. I fatti gli erano stati raccontati dallo zio, che era sopravvissuto ad un campo di concentramento.
La guerra di Piero, testo della canzone di De André approdata anche su TikTok
Dormi sepolto in un campo di grano Non è la rosa, non è il tulipano Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi Ma son mille papaveri rossi
Lungo le sponde del mio torrente Voglio che scendano i lucci argentati Non più i cadaveri dei soldati Portati in braccio dalla corrente
Così dicevi ed era d’inverno E come gli altri verso l’inferno Te ne vai triste come chi deve Il vento ti sputa in faccia la neve
Fermati Piero, fermati adesso Lascia che il vento ti passi un po’ addosso Dei morti in battaglia ti porti la voce Chi diede la vita ebbe in cambio una croce
Ma tu no lo udisti e il tempo passava Con le stagioni a passo di giava Ed arrivasti a passar la frontiera In un bel giorno di primavera
E mentre marciavi con l’anima in spalle Vedesti un uomo in fondo alla valle Che aveva il tuo stesso identico umore Ma la divisa di un altro colore
Sparagli Piero, sparagli ora E dopo un colpo sparagli ancora Fino a che tu non lo vedrai esangue Cadere in terra a coprire il suo sangue
E se gli sparo in fronte o nel cuore
Soltanto il tempo avrà per morire Ma il tempo a me resterà per vedere Vedere gli occhi di un uomo che muore
E mentre gli usi questa premura
Quello si volta, ti vede e ha paura Ed imbracciata l’artiglieria Non ti ricambia la cortesia
Cadesti in terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento Che il tempo non ti sarebbe bastato A chiedere perdono per ogni peccato
Cadesti a terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento Che la tua vita finiva quel giorno E non ci sarebbe stato un ritorno
Ninetta mia, a crepare di maggio
Ci vuole tanto, troppo coraggio Ninetta bella, dritto all’inferno Avrei preferito andarci in inverno
E mentre il grano ti stava a sentire
Dentro alle mani stringevi il fucile Dentro alla bocca stringevi parole Troppo gelate per sciogliersi al sole
Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa, non è il tulipano Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi Ma sono mille papaveri rossi
Sono Irene, ho 19 anni e sono una liceale. Vivo in Calabria, a due passi dalla montagna, ma anche dal mare. Amo la natura e gli animali e mi è sempre piaciuto leggere e scrivere. La scrittura mi ha sempre appassionata, tanto che fin da bambina il mio sogno era quello di diventare una scrittrice. Adesso non so se quello sarà il davvero il mio futuro, ma la scrittura sarà sempre una costante. Sono testarda e determinata. Mi definisco una persona introversa, amo chiudermi in camera mia a guardare serie TV, leggere e studiare.